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I NUMERI DELLE STRADE
A Malè i numeri delle strade si usano raramente, quindi case ed edifici hanno quasi tutti un nome che permette di distinguerli, in genere scritto in un pittoresco inglese o nell’ alfabeto Thaana locale. Alcuni maldiviani prediligono nomi rustici, come Crabtree (melo selvatico) o Oasis View (vista oasi) o G-Meadow dove G sta per Galolhu (il distretto dove si trova l’abitazione) e Meadow- prato. Ma ci sono anche le Sweet Rose, le Luxury Garden, o Carrot street (carota), o Sea Speed (velocità del mare) o Marine Dream, Blue Haven, Bright Blue (azzurro brillante), Sun Dance, Sun Front, Sunny Coast, e pure Plain Heat (intensa calura) e all’opposto Shady Side (lato all’ ombra). Non mancano reminiscenze internazionali , Paris Villa, e River Nile, o nomi grotteschi come Frenzy (frenesia) e Mary Lightning (fulmine chiamato Mary), Ozone e Dawn Fresh (alba fresca). Una casa si chiama Aston Villa, in onore alla squadra di calcio inglese.

ABITO TRADIZIONALE
Le giovani maldiviane amano vestirsi casual con jeans e magliette, ma l’abitotradizionale ormai raro a Malè ma ancora usato nelle parate ufficiali e nelle isole dei pescatori in special modo dalle donne anziane si chiama Dhigu Hedhun, mentre l’abito da cerimonia, bellissimo con un ricamo che appoggia sulle spalle e gira intorno al collo e si impreziosisce di una laccio di filigrana d’oro si chiama Dhivehi Libaas. Introdotti durante il governo di Amin Didi negli anni 50, sono i costumi nazionali, il tessuto per confezionarli si chiama “Pakistani ” in gergo locale o “Shalvar Kameez”. La bellezza di questo semplice due pezzi (è usata anche una sciarpa, ma non sempre) è che può essere fatto in varietà di colori e di tagli diversi, corto, medio e lungo e a volte ha applicata una tasca interna segreta per nascondere le mani.

DHEVI, LO SPIRITO MALDIVIANO
Nonostante la fede e l’osservanza dell’ Islam, i maldiviani sono molto superstiziosi e credono in creature soprannaturali chiamate DHEVI (che nota , in inglese devil, diavolo, si assomiglia nella fonetica) ritenute invisibili, ma qualche volta visibili, in grado di muoversi in mare aperto, sulla terra e addirittura di transitare attraverso le barriere, di essere di aiuto o di arrecare danni. La tradizione vuole che molti pescatori credano ancora in un dhevi, chiamato ODIVARU RESSI che raramente si mostra benevolo e che di solito danneggia i pescherecci, il pesce e la stessa incolumità dei pescatori. Il suo spirito si rende percepibile come una lunga ombra, o sotto le sembianze di un pesce vela o marlin nero. Il dhevi detto VIGANI è invece il signore della morte, la causa dei decessi improvvisi e delle epidemie , è descritto come un omuncolo o una scimmia coperta di di una folta pelliccia, provvisto di una lunga proboscide che usa per trarre nutrimento dalle tombe. Poi c’è il BUDDEVI, capo spirituale di tutti i Dhevi, vive nella foresta, sulla spiaggia o nelle vicinanze delle abitazioni abbandonate, compare dopo ogni temporale, quando l’acqua sgocciola lungo le foglie delle palme da cocco e assume le sembianze di un gatto o di un uomo dalla robusta corporatura. Si dice che chiunque lo veda cada vittima di una terribile malattia.
BODUBERU
Il Bodu Beru è assai simile ad alcuni canti e danze che si possono trovare nell’Africa dell’est. Si può dire che il Bodu Beru, noto più comunemente come “Baburu Lava” (Negroid Song) fece la sua prima apparizione alle Maldive nel XI secolo, se non addirittura prima.
Il Bodu Beru viene solitamente eseguito da circa 15 persone, tra cui 3 suonatori di tamburo e un cantante solista.
Sono accompagnati da una piccola campana e da un “Onugandu”, un bastoncino di bambù con leggeri solchi, da cui provengono stridenti suoni. I temi delle canzoni sono incentrati sull’eroismo, il romanzo o la satira. Il preludio ad ogni canzone è un lungo ritmo, enfatizzato dai tamburi e dalla danza. Quando la canzone raggiunge un crescendo, uno o due danzatori mantengono il ritmo sfrenato con i loro movimenti e a volte, verso la fine della danza, cadono come in “trance”.
Una caratteristica interessante del Bodu Beru è il suo rumore e a volte i suoi testi senza significato poiché sono una combinazione di parole sia in lingua locale, che dei paesi vicini e africana. Oggi, solo alcune delle canzoni più significative scritte nella lingua locale Dhivehi, vengono poi cantate al ritmo del Bodu Beru.
Il Bodu Beru viene solitamente cantato dopo un duro giorno di lavoro. Si canta e si balla a seconda di dove decide la gente. Oggi, il Bodu Beru è anche cantato e ballato negli spettacoli, durante le celebrazioni e i festival. Il costume degli artisti consiste in un sarong con una banian (camicia indù) bianca a maniche corte.

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